Tra vecchie
strade e
nuove sfide

Nel 1963 ero ancora un bambino che si meravigliava dei grandi cambiamenti a cui era sottoposta la città dopo l’avvio della produzione nel petrolchimico di Brindisi, che ci dicevano essere il più grande d’Europa.

Abituato com’ero stato sino a quel momento a giocare con i miei amici a pallone nelle strade del centro storico, non accettai di buon grado tutto il fervore e il tramestio di quegli anni: gente che si muoveva velocemente, auto che si moltiplicavano a vista d’occhio mentre prima ne passava una ogni mezz’ora o giù di lì, piccoli camion che scaricavano merci nei negozi. Smettemmo di giocare in mezzo alla strada: era diventato estremamente pericoloso.

A scuola però il maestro ci diceva che quel grande cambiamento era un bene per la città, visto che avevano assunto migliaia di operai che venivano anche da fuori Brindisi. Non ci disse che quegli operai lasciavano le loro botteghe di artigiani, le loro barche di pescatori, le giornate di braccianti in campagna per impiegarsi nella grande fabbrica, la Montecatini.

Ho introdotto queste considerazioni finali al dossier di candida- tura di Brindisi a Capitale italiana della Cultura 2027 con i miei ricordi di bambino e con l’andamento demografico di quegli anni per sottolineare l’elasticità, la duttilità, la versatilità della città di Brindisi ad adattarsi a tutte le situazioni più traumatiche dalle quali è stata investita nel tempo.

Una versatilità e duttilità che è stata prima di tutto culturale, visto che il fenomeno dell’inurbamento di massa ha avuto come primo effetto l’affievolimento dell’originaria identità cittadina e la sua sostituzione con un senso di comunità ibrido ed eterogeneo frutto di una sintesi rabberciata delle innumerevoli tradizioni, usi, costumi che sono stati introdotti dai “nuovi” cittadini brindisini.

Sullo sfondo di questo nuovo background sociale, Brindisi è arrivata nel terzo millennio con l’urgenza e l’improrogabile necessità di riuscire a produrre una nuova e più puntuale sintesi della sua identità culturale e sociale, capace di riepilogare il suo glorioso passato millenario e, al contempo, rivolgere lo sguardo verso il futuro con l’ottimismo della volontà.

Un territorio a fine ciclo industriale, obbligato a sperimentare i percorsi innovativi di uno sviluppo economico sostenibile; una città convinta che l’economia della conoscenza può rappresentare il vettore di eccellenza per una nuova visione del proprio futuro; una popolazione consapevole di dover acquisire e garantire nuove competenze per alimentare questo disegno. Tutto questo ha bisogno di una nuova dimensione culturale e sociale che sostenga questo straordinario sforzo che ci accingiamo a compiere.

Giuseppe Marchionna
Sindaco della Città di Brindisi